L’Europa in una stanza. “Criminal” di George Kay e Jim Field Smith.
Massimiliano Coviello - Dalle indagini di Auguste Dupin a quelle del commissario Montalbano, da Il mistero del Falco (Huston, 1941) a The Irishman (Scorsese, 2019), da La signora in giallo (1984-1996) fino a True Detective (2014-): una manciata di esempi presi all’interno di un lungo arco temporale, compreso tra la fine dell’Ottocento e gli anni dieci del nuovo millennio, a cavallo tra letteratura, cinema e televisione, sono sufficienti a dimostrare la capacità della crime fiction e dei suoi molti sottogeneri di radicarsi nell’immaginario di lettori e spettatori, sollecitandone la curiosità nei confronti del mondo poliziesco e di quello criminale, e offrendo dei modelli interpretativi alle inquietudini e alle pulsioni violente che attraversano il corpo sociale già a partire dall’avvento della modernità industriale (Turnbull 2019, pp. 44-80; Kinght 2007, pp. 30-63).